Fruttato o aromatico
Quali differenze

Quando si parla di vino, i termini "fruttato" e "aromatico" vengono spesso confusi. Infatti, sebbene entrambi facciano riferimento alle caratteristiche olfattive e gustative del vino, indicano aspetti distinti che derivano da fattori specifici, come la varietà di uva utilizzata, il processo di vinificazione e l'affinamento. Per comprendere meglio la differenza tra un vino fruttato e uno aromatico, analizziamo nel dettaglio queste due categorie.


Il vino fruttato: profumi di frutta e freschezza
Un vino si definisce "fruttato" quando i suoi aromi e sapori principali rimandano chiaramente a un ampio spettro di frutti. Questi possono includere sentori, ad esempio, di mela, pera, albicocca, agrumi, ciliegia, fragoline di bosco e prugna. Questa caratteristica è influenzata dal vitigno o dai vitigni da cui si ricava un vino, dal terroir, dalle condizioni climatiche in cui questi vitigni vivono e dal metodo di produzione.
I vini fruttati si trovano sia tra i bianchi che tra i rossi. Tra i vini toscani, un classico esempio è il Vermentino, che esprime note di pesca bianca, agrumi e fiori di campo. Tra i rossi, il Chianti giovane presenta tipicamente profumi intensi di ciliegia e piccoli frutti rossi.

Come abbiamo accennato, il carattere fruttato è spesso più marcato nei vini giovani, che non hanno subito un lungo affinamento, soprattutto quando poi si parla di affinamento in legno. L’acciaio, infatti, preserva al meglio l’espressione pura della frutta, mentre il legno può aggiungere sentori terziari, come vaniglia e spezie dolci, che smorzano l’immediatezza del fruttato.


Il vino aromatico: una complessità olfattiva distintiva
Un vino aromatico si distingue per un profilo olfattivo più intenso e complesso, che deriva direttamente dalla forte concentrazione nelle bucce degli acini d’uva di particolari composti chiamati terpeni. Alcuni vitigni ne sono particolarmente ricchi ed è da essi che si ricavano i vini aromatici. Citiamo alcuni dei più noti, ovvero il Moscato, la Malvasia e il Gewürztraminer, e facciamo un esempio: fra i vitigni a bacca bianca più coltivati in Toscana, la Malvasia Bianca, spesso utilizzata per la produzione di Vin Santo, offre ai vini una componente aromatica spiccata con note di miele, frutta secca e fiori bianchi.

Va sottolineato che un vino aromatico può avere anche note fruttate, ma la differenza sostanziale con un vino fruttato sta nell’origine di questi sentori: tutti i vini, infatti, hanno profumi che possono richiamare fiori e frutti, ma solo gli aromatici sono tali poiché provengono da vitigni specifici noti per i loro aromi primari distinti.

Altra grande differenza fra vini fruttati e vini aromatici si rileva al momento dell’affinamento: i vini aromatici mantengono la loro espressività anche dopo anni di affinamento grazie alle caratteristiche intrinseche dei vitigni di origine, anzi, con il tempo matura e si evolve; nei vini fruttati, invece, il tratto fruttato tende a diminuire con il tempo – nel caso di affinamento in legno, poi, tutti gli aromi virano verso altri di intensità e complessità maggiore.


Fruttato o aromatico? Due esperienze di degustazione differenti
Quando si parla di vini fruttati e di vini aromatici non si tratta tanto di scegliere o prediligere l’uno o l’altro, si tratta, piuttosto, di due esperienze di degustazione differenti. Se si cerca un vino immediato, fresco e leggero, un bianco fruttato come il Vermentino o un Chianti giovane possono essere ottime scelte. Se invece si desidera fare un’esperienza olfattiva e gustativa più intensa e strutturata, un Moscato o un Vin Santo offriranno un bouquet aromatico più ricco e avvolgente.
In definitiva, comprendere queste differenze aiuta a valorizzare e gustare al meglio ogni tipologia di vino, soprattutto abbinandolo nel modo più adatto alle diverse occasioni gastronomiche.

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