Leggende nel mondo del vino
Fra miti antichi e fantasmi

Il vino fa parte della nostra cultura dall’alba dei tempi. È ricco di storia e simbologia, nonché di miti e leggende che lo vedono protagonista e che si intrecciano con la storia dell'umanità.
In Italia, patria di alcuni dei vini più pregiati al mondo, ogni bottiglia racconta una storia, ogni vigneto custodisce un segreto.
Oggi racconteremo alcune di queste storie fantastiche, che alimentano, senza dubbio, il fascino che il vino esercita su tutti noi.


Nel Trentino-Alto Adige si narra una storia che riguarda il Teroldego, noto come "Sangue di drago" per il suo colore rosso intenso e i riflessi violacei.
La leggenda vuole che questo vino tragga le sue origini dall'uccisione di un drago per mano di un valente cavaliere. Si dice che il sangue del mostro, che aveva terrorizzato quelle terre, lasciò una scia per le strade dove venne trascinato, e proprio lì nacque la vite che produceva e produce i grappoli per un vino potente come il drago stesso.


In Piemonte, invece, si narra dell’origine mitologica dell'Erbaluce. La storia parla di un amore impossibile tra la dea Alba e il dio Sole, che non potevano mai vedersi: il Sole arriva ogni giorno quando l’Alba se ne va. In loro soccorso si mosse la dea Luna, parandosi davanti al Sole e creando un'eclissi, in modo da nasconderlo e permettere ai due amanti di incontrarsi. Dal loro amore nacque una bellissima bambina, la divinità Albaluce.
Grazie alle lacrime di Albaluce, versate per il dolore di vedere i suoi territori morenti a causa della siccità, nasce, dagli arbusti secchi, una vegetazione rigogliosa e vitale, da cui si sviluppano lunghi tralci pieni di grappoli dorati e succosi, i grappoli di Erbaluce.


Non meno affascinante è la storia del Gallo Nero, simbolo del Chianti Classico, che racconta di una gara tra Firenze e Siena per definire i confini dei rispettivi territori.
Infatti, dopo anni e anni di guerra, le due città rivali decisero di deporre le armi. Ma come fare per stabile i confini senza conflitto? La leggenda narra che si optò per un metodo assai originale: due cavalieri, uno per città, sarebbero partiti, in un giorno prestabilito, al canto del gallo, e il punto d'incontro avrebbe segnato il confine fra le due città. I senesi scelsero un magnifico gallo bianco, che trattarono con tutti gli onori e nutrirono a volontà, vista l’importanza del suo ruolo; i fiorentini, invece, scelsero un gallo nero, che rinchiusero in una gabbia scomodissima e lasciarono a digiuno. In questo modo, il giorno stabilito per la partenza dei cavalieri, il gallo nero, stremato e affamato, cantò molto prima dell'alba, permettendo al cavaliere fiorentino di partire prima e di incontrare il senese a Fonterutoli, molto vicino a Siena, estendendo così i confini quasi a ridosso della città.
Quei territori sono quelli odierni del Chianti Classico Gallo Nero.


Per chi ama le storie da brivido, invece, sempre in Toscana e sempre nella zona del Chianti, attenzione a non imbattersi nei fantasmi della marchesa Leonia Frescobaldi e del barone Bettino Ricasoli, tanto amanti del vino in vita, grandi produttori e promotori delle attività vitivinicole, da vegliare ancora sui loro castelli e loro vigne, così come anche, non molto distante, farebbe il fantasma del vignaiolo del Castello di Montevecchio.

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